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La storia di Ascanio il guerriero

La storia di Ascanio il guerriero

Questa è la storia di un guerriero di nome Ascanio: il suo nome oltre ad avere l’iniziale del mio, ha un’origine mitologica che a noi piaceva tanto ignari del fatto che il destino lo avrebbe fatto nascere proprio a Roma.
Agli inizi di maggio 2023 finalmente rimango incinta dopo anni di tentativi e lacrime versate con l’arrivo del ciclo, quell’esserino così piccolo avrebbe completato la nostra famiglia. Tutto procede con le preoccupazioni, le ansie e i timori che una gravidanza tanto desiderata porta con sé, tenendo sempre sotto controllo la salute ballerina della mia tiroide per via di un nodulo.
Eseguiamo il bi-test e, siccome il risultato desta un po’ di dubbi relativi alla sindrome di Down, decidiamo di fare, in accordo con la mia ginecologa, un prelievo di sangue non invasivo, ovvero il DNA fetale, proprio il 10 luglio, il giorno del beato Ascanio Nicamore. Per fortuna quest’esame ha un esito negativo e noi veniamo a sapere che il nostro fagiolino/a sarà un bel maschietto di nome Ascanio. Nel frattempo, arriva il giorno della tanto temuta morfologica, l’ansia e l’agitazione si fanno sentire e purtroppo la dott.ssa Pisaturo riscontra un problema:
inizia a parlarci del cuoricino destroposto e della risalita nel torace delle anse intestinali e forse di altri organi, è la prima volta che sentiamo parlare di ernia diaframmatica… Io e mio marito ci guardiamo increduli e sconvolti, il mondo ci cade addosso, ma non vogliamo arrenderci e grazie alla disponibilità della dott.ssa riusciamo ad avere un appuntamento in uno dei centri italiani specializzati in queste malattie rare: il Bambin Gesù di Roma. Dopo qualche giorno, il 4 settembre, andiamo nella capitale per incontrare la dott.ssa Fabietti e il suo team. Con l’aiuto delle sue spiegazioni e di quelle delle dott.sse Valfrè e Aite riusciamo a capire meglio che cos’è l’ernia diaframmatica e soprattutto che tipo di ernia ha il nostro Ascanio. La sua è un’ernia sinistra di grado moderato. Le dott.sse ci prospettano il percorso da seguire per far nascere Ascanio in sicurezza ed operarlo nella migliore delle ipotesi a 48 ore dalla nascita. Noi non ci pensiamo due volte a proseguire la gravidanza (perché avrei potuto anche abortire secondo la legislazione italiana trattandosi di una malformazione congenita) e ad affidarci all’OPBG per dare alla luce e curare il nostro principino.
Passano altri mesi in cui ci rechiamo a Roma per fare i controlli, monitorare lo stato dell’ernia del bambino dal momento che lui stava crescendo nel mio grembo (per scongiurare anche l’operazione FETO in utero) ed eseguire una risonanza magnetica proprio per studiare più da vicino il problema del piccolo. Purtroppo in parallelo succede una cosa inaspettata nella nostra vita, cioè viene a mancare improvvisamente mio padre e questo lutto ci dà il colpo di grazia. In una visita successiva alla morte di mio padre, le dott.sse riscontrano oltre ad un incremento del liquido amniotico (fisiologico nei feti con ernia diaframmatica), un aumento delle transaminasi nel mio sangue e un accorciamento importante del collo dell’utero, dovuto senz’altro allo stress subito.
La dott.ssa Fabietti ci dice che dobbiamo trasferirci a Roma agli inizi di dicembre, cioè a 34 settimane, per poter fare delle visite più ravvicinate, prepararci alla nascita di Ascanio fissata al 27/12 e scongiurare una rottura precoce delle membrane dato l’accorciamento della cervice. Purtroppo gli intoppi non finiscono qui dato che, il 13 dicembre, le dott.sse decidono di ricoverarmi perché il valore delle transaminasi si sta innalzando sempre più e bisogna monitorare lo stato di salute sia del bambino che il mio. Ricordo le parole della Fabietti: “Angela sei stata bravissima a portare Ascanio fin qui e fino a questo momento e una volta nato tocca a lui combattere” perché mi vedeva molto preoccupata in quanto si parlava di parto programmato anticipato al 19 dicembre per via dei valori alti di GOT e GPT a cui accennavo prima, credevo che nascendo prima Ascanio avrebbe avuto più difficoltà a farcela. In ospedale mi fanno anche le punture di cortisone per far sviluppare meglio i suoi polmoncini. Il parto, però, non avviene in quella nuova data, poiché il 18 dicembre mi fanno il tampone e risulto positiva al Covid. Vi lascio immaginare le ulteriori preoccupazioni che vanno ad accrescere l’ansia per la salute del bambino. Grazie a Dio dopo qualche giorno risulto negativa e sia i tracciati che le ecografie riscontrano il benessere di Ascanio nonostante tutto. Alcune ostetriche dell’ospedale arrivano a soprannominarlo “Ascanio te possino”, poiché durante i monitoraggi si muove molto vista l’elevata quantità di liquido amniotico, non fa intercettare subito il cuoricino e si diverte così a far bloccare il macchinario. Le mie transaminasi vengono tenute a bada dalla cura con i farmaci e grazie alla dott.ssa Fabietti e al dott. Bonito riesco ad uscire dall’ospedale il 23 dicembre per poter trascorrere il Natale a Roma in famiglia. Il 26 dicembre mi ricovero e il giorno dopo, il 27, Ascanio nasce a 37 settimane più 4 con un peso di 3350 kg. Ricordo ancora l’emozionante viaggio in autoambulanza per le vie di Roma, partita dal San Pietro per partorire all’OPBG. Una volta arrivata in sala operatoria c’erano tantissimi operatori che mi chiamavano “mamma, mammina”, che mi fanno firmare svariati fogli e che mi preparano alla nascita di Ascanio. Ho dato il consenso ad effettuare il clampaggio ritardato del cordone per far partecipare il mio bambino ad uno studio sugli effetti e sui benefici di quest’operazione nei piccoli con ernia diaframmatica. Prima e dopo il parto papà Luciano è stato con me/noi, mentre durante il parto la dott.ssa Aite mi ha tenuto la mano non lasciandomi mai da sola. Alle ore 10.43 viene alla luce Ascanio, piange dolcemente per due volte e dopo non saprei dire quanti minuti viene vicino a me un dottore a dirmi che il bambino sta bene: ecco allora che si avvicina alla parte sinistra del mio lettino la dott.ssa Landolfo, apre l’incubatrice e riesco a scorgere fugacemente la manina destra del mio piccolo ricoperta di ovatta, la sfioro per qualche secondo osservando il suo viso dolce nonostante fosse intubato e sedato e scoppio a piangere, il tutto è durato pochi istanti perché è stato subito portato in sicurezza in TIN. Ritornare in ospedale senza Ascanio è stato devastante psicologicamente, poiché non potevo avere il mio bambino vicino, come le altre mamme che erano in stanza con me.
Papà Luciano ha visto per qualche istante Ascanio, mentre i neonatologi lo portavano in terapia intensiva, e gli è stato sempre vicino nelle ore successive e nei giorni a seguire, quando era possibile entrare in reparto, era lui a darmi le notizie sul nostro guerriero.
Le sue condizioni rimangono stabili e i dottori decidono di operarlo dopo 48 ore, secondo le migliori previsioni. Mio marito mi ha raccontato i timori che lui stava vivendo senza di me, sentendosi dire dall’anestesista che Ascanio così piccolo avrebbe dovuto affrontare sia l’operazione, che una potente anestesia come “chi non ha mai corso, ma deve affrontare una maratona”. Durante l’intervento i dottori si accorgono che l’ernia è più grande di quella vista nelle ecografie, ma riescono a richiuderla col suo stesso tessuto. Io ero in ospedale a piangere perché non potevo stare vicino a mio marito e a mio figlio.
Finalmente il 29 dicembre mi dimettono e posso precipitarmi da Ascanio, ricordo che quella mattina l’ho visto per la prima volta nella culletta termica in TIN, ricoperto di tubicini, con addosso solo il pannolino e i calzini, ho pianto a dirotto e gli ho detto:” Ciao Ascanio sono mamma” e lui ha mosso gli occhietti chiusi. È proprio vero che in terapia intensiva sentono tutto nonostante la sedazione.


Durante la permanenza in TIN ci hanno proposto di partecipare alla ricerca “I diari in terapia intensiva pediatrica” ed abbiamo accettato: ho scritto alcune pagine per annotare sensazioni, pensieri e descrizioni di eventi particolari con l’idea di far leggere tutto ad Ascanio una volta diventato grande per fargli capire che i suoi genitori non lo hanno mai abbandonato e che hanno lottato con lui e per lui ogni giorno. Abbiamo anche dato il consenso ad effettuare i prelievi di sangue di genetica sia ad Ascanio che a noi, per avere informazioni utili anche da questo punto di vista.
Una pagina del diario è dedicata al giorno in cui lo abbiamo preso in braccio per la prima volta in TIN, pur essendo complicato farlo data la presenza di molti tubicini, è stato emozionante ed Ascanio si è addormentato beato tra le nostre braccia. In TIN Ascanio ci ha dato la forza di stargli accanto grazie alla sua tenacia e al suo carattere, in pochi giorni è passato dall’essere intubato al respirare con l’ausilio della mascherina prima e dei naselli poi, non solo man mano tollera bene i pochissimi ml del mio latte e questo significa che il passaggio in CHIN si avvicina sempre di più.

Infatti il 9 gennaio i neonatologi decidono di trasferirlo in chirurgia. Nei giorni successivi è stato bello vederlo nella culletta finalmente vestito con la tutina, nonostante il bisogno dell’ossigeno, e assistere ai suoi progressi nel mangiare il mio latte dapprima con la tettarella e la siringa e poi col biberon. In CHIN si respira un’atmosfera più positiva, lontana dai rumori assordanti della TIN. L’idillio finisce presto a causa di un’infezione e della febbre molto alta, infatti i medici decidono di trasferire Ascanio di nuovo in TIN per via di una crisi respiratoria. Ci siamo spaventati molto perché quella domenica abbiamo assistito dal vivo al suo stare male, al suo pallore e alla sua fame d’aria, per noi è stato come ripiombare di nuovo nelle paure e nelle ansie che la TIN inevitabilmente trasmette. Siccome l’emogas risulta pessimo, decidono di fargli anche una trasfusione e qui scopro che il mio bambino ha il mio gruppo sanguigno. Dopo qualche giorno, la situazione migliora e Ascanio viene riportato in chirurgia senza la mascherina e il tubicino gastrico che lo facevano piangere disperato in TIN.


Man mano che trascorrono i giorni, Ascanio dimostra di stare bene, di mangiare piacevolmente il mio latte senza rigurgiti né vomito e di respirare sempre meglio, infatti il medico di turno decide di scalare i flussi e il 24 gennaio finalmente liberano il suo nasino dai naselli: può respirare liberamente e autonomamente. Il giorno seguente è stato bellissimo perché gli staccano la parenterale e possiamo stringerlo tra le nostre braccia senza i tubicini e il timore di fargli male. Il 26 gennaio è un giorno speciale perché allatto al seno il mio bambino per la prima volta, grazie all’aiuto della consulente Patrizia. Si attacca subito ciucciando il lattuccio dal mio seno, come se lo facesse già da tanto tempo. Finalmente il giorno dopo, il 27 gennaio, Ascanio viene dimesso.
I controlli successivi stanno andando bene e lui dimostra ogni giorno che passa di essere un bambino sempre sorridente, gioioso e vitale. Speriamo possa diventare un medico per dare la possibilità di vivere, che ha ricevuto a due giorni dalla nascita, ad altri bambini. Ci auguriamo che la nostra storia dia coraggio e speranza a tutte le famiglie che stanno per affrontare questo tortuoso percorso.
Angela, Luciano e il piccolo grande Ascanio

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