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Federico il nostro piccolo grande campione

Nel settembre 2007, con immensa felicità, scopriamo che saremmo diventati mamma e papà di due gemellini.

All’ospedale Buzzi di Milano, eseguiamo le prime visite ed ecografie con la  dottoressa Beatrice Tassis. Ogni volta ci presentiamo con un po’ di apprensione nell’attesa di veder battere i cuoricini dei nostri piccoli. I risultati della translucenza nucale eseguita a novembre sono confortanti e non si evidenziano problemi. A dicembre, pochi giorni prima di Natale, scopriamo che i nostri due bimbi sono una femminuccia e un maschietto: Camilla e Federico. Festeggiamo il Natale in famiglia e la sera stessa sentiamo, per la prima volta, i nostri pesciolini muoversi. Dopo tanta ansia e attenzioni per preservare un dono così prezioso, finalmente i primi tre mesi, cioè il periodo che ritenevamo fosse più a rischio, finiscono e cominciamo quindi a vivere l’attesa con maggiore serenità dando la lieta notizia a parenti ed amici. Li sentiamo muovere e dalle analisi eseguite i bambini stanno bene, ci pare quindi giunto il momento di iniziare a fare i primi acquisti e sistemare la futura cameretta.

Già sognavamo il giorno in cui, al Buzzi, sarebbero nati i nostri gemellini, li avremmo tenuti in stanza con noi nella culla gemellare e tante persone care sarebbero venute a trovarci.

Il 14 gennaio la dottoressa Tassis ci riceve per effettuare l’ecografia morfologica. Siamo  felici e tranquilli di rivedere i nostri piccoli ma, dopo un’accurata ecografia, la dottoressa ci anticipa che c’è un problema che riguarda il maschietto e, con molta  sensibilità, professionalità e chiarezza, ci riferisce che il nostro piccolo ha una malformazione chiamata “ernia diaframmatica”. Dall’ecografia si nota infatti che parte degli organi addominali è risalita in torace, comprimendo il polmone sinistro. La dottoressa ci spiega che la situazione è delicata ma che, se avesse superato, alla nascita, la fase critica iniziale, con un intervento chirurgico si sarebbe potuto “riparare” il diaframma non completamente formato e riportare gli organi al proprio posto e, se tutto fosse andato bene, Federico sarebbe stato un bambino sano. La dottoressa Tassis fissa per il giorno dopo un’ecografia di secondo livello, una risonanza magnetica e l’amniocentesi.  Ovviamente lasciamo l’ospedale praticamente sconvolti. Non avevamo mai sentito parlare dell’ ernia diaframmatica e continuavamo a ripeterci a vicenda quanto ci aveva spiegato per essere sicuri di aver capito bene l’essenziale della situazione.

La mattina dopo eseguiamo le visite in cui viene confermata la diagnosi di ernia diaframmatica sinistra con erniazione di anse intestinali, stomaco, milza e, purtroppo, come evidenzia la risonanza magnetica, anche del lobo sinistro del fegato. La situazione, da quel momento, è costantemente monitorata per seguire con attenzione lo sviluppo polmonare facendo anche attenzione agli indici prognostici come il valore LHR (Lung-Head Ratio) che misura la crescita del polmone controlaterale e che alla prima ecografia risultava 1,2. Impareremo presto che valori inferiori a 1 individuano i casi più gravi.

I risultati dell’amniocentesi fortunatamente non evidenziano ulteriori problemi; il rischio infatti è che questa malformazione sia associata ad un’anomalia cromosomica .

La consulenza chirurgica nel corso di una successiva ecografia di secondo livello ci  atterrisce perché capiamo che si tratta di un caso con dei rischi importanti: la possibilità di  sopravvivenza è stimata intorno al  50%.

Da quel momento, naturalmente, viviamo l’attesa con ancora più apprensione per il futuro del nostro piccolo e continuiamo a domandarci perché sia capitato proprio a noi. Inizialmente ci imponiamo di non farlo, ma cominciamo subito a navigare su internet alla ricerca di ulteriori informazioni sulla patologia. Apprendiamo informazioni utili su siti in lingua inglese, sul sito internet dell’Ospedale Bambin Gesù e sul sito erniadiaframmatica.it. Su quest’ultimo, tra l’altro, leggiamo con attenzione le storie dei piccoli con questo problema e queste esperienze dirette ci emozionano e commuovono. Vedere le foto degli splendidi bimbi che ce l’hanno fatta ci aiuta a pensare al possibile futuro di Federico. Dopo qualche incertezza decidiamo di contattare una delle “famiglie amiche” che sul sito danno la disponibilità a supportare i genitori come noi. La sera successiva siamo ospiti a casa di Simona e Matteo, una coppia aperta e solare che ci racconta la storia della loro piccola Maria Chiara nata e operata presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo, un’importante e positiva testimonianza che ci ha aiutato a vivere l’attesa in modo più sereno e fiducioso.

Presso l’ospedale Buzzi eseguiamo ogni quindici giorni le ecografie di controllo e i valori dell’LHR sembrano leggermente migliorati (1,4). Il tempo passa e, dopo lo sconforto e lo spavento dei primi giorni, cerchiamo di continuare ad essere positivi.

La sera del 4 marzo, alla settimana 29+4, pronta per andare a dormire, mi accorgo di una perdita; decidiamo, per precauzione, di andare al pronto soccorso del Buzzi dove vengo ricoverata dopo una emorragia con diagnosi di placenta previa. Se si fossero verificati ulteriori problemi i bambini sarebbero potuti nascere la notte stessa con la conseguenza che il nostro piccolo Federico non ce l’avrebbe fatta e che Camilla sarebbe stata una bimba prematura. Il ricovero inizialmente sembra una precauzione di breve durata; in realtà trascorro tutte le mie giornate del mese di marzo nel letto 307 del Buzzi senza ulteriori perdite ma a riposo assoluto. Conosco tantissime compagne di stanza  che, con i loro piccoli, escono felicemente dall’ospedale dopo tre giorni, io invece sono sempre lì con il pensiero rivolto ai miei piccoli. Restare a riposo è molto importante perché la gravidanza deve arrivare a termine per permettere a Federico di essere abbastanza grande da farcela. Mi viene consentito di continuare a frequentare il corso di preparazione al parto al quale ero iscritta tenuto dalla psicologa Caterina Colombo che, anche successivamente, si è costantemente interessata al  decorso della mia gravidanza. Mi trovo a dovermi confrontare con future mamme al mio stesso periodo di gravidanza e spesso fatico a trattenere le lacrime: loro sono serene e tranquille, arrivano al corso e dopo due ore escono, hanno davanti un’intera settimana da vivere al di fuori dell’ospedale prima di rivederci quella successiva, raccontano come vivono gli ultimi mesi con i propri mariti e i preparativi mentre io, demoralizzata, rientro in stanza e mi risdraio sul letto. Per fortuna l’ospedale Buzzi è vicino a casa e la mia stanza diventa la succursale del mio quartiere: giornalmente ricevo la visita di tante care amiche, alcune in dolce attesa come me, oltre che di tante altre persone che mi sono vicine e mi tengono buona compagnia, mi viziano con tanti doni e dolci e mi aiutano a distrarmi.

Il mese di marzo sta per finire, festeggio la Pasqua nella stanza 307 che, per l’occasione, addobbo con uova colorate e cioccolatini. Ogni sera cancello dalla mia agenda il giorno trascorso, ogni giorno in più è importante per la crescita dei miei piccoli. Sfoglio in continuazione le pagine che mancano ad arrivare al 16 maggio, giorno presunto della fine della gravidanza, domandandomi fino a quando sarei riuscita a tenere i miei piccoli dentro di me.

In quel periodo Alessandro si reca ad un colloquio a Bergamo con la dottoressa Auriemma, primario del reparto di patologia neonatale, la dottoressa Bellan, neonatologa della terapia intensiva, il dottor Locatelli, chirurgo, e il professor Colombo. Decidiamo di affidare il nostro piccolo Federico alle “mani d’oro” del professor Locatelli e alle cure dell’equipe della terapia intensiva in quanto il numero di interventi effettuati presso il centro è rilevante (lo testimonia anche la ricca produzione di letteratura scientifica). E’ determinante anche il fatto che la nostra ginecologa, dottoressa Tassis, si sia trasferita a lavorare a Bergamo proprio in quel periodo e questo ci rassicura molto.

Il 27 marzo è una giornata di grandi pianti: a malincuore lascio Milano e il Buzzi, dove mi trovavo molto bene, per essere ricoverata agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Mi sento lontana da tutti: al Buzzi sentivo le campane della vicina chiesa S. Maria di Lourdes e vedevo i bambini che ogni mattina attraversano le strisce pedonali per raggiungere la scuola dove insegno. Le giornate in ospedale a Bergamo sono lunghe e interminabili, mi sento una chioccia che cova le sue due uova su un bel letto per tanto tempo. Quotidianamente eseguo ecografie e monitoraggi, i dottori, le ostetriche e le infermiere del reparto sono tutti molto gentili e attenti nel seguire la mia gravidanza. In particolare il dottor Strobelt è un medico premuroso che dà grande serenità alle pazienti e Imma è una carissima ostetrica che più volte mi ha confortato con le sue dolci parole e i suoi sorrisi.

Conosco tutti i momenti della vita del reparto, dal famigerato termometro delle 5.30 del mattino alle visite dei dottori, delle ostetriche e delle infermiere; cambio continuamente compagne di stanza e mi trovo spesso ad incoraggiarle o a sostenerle o a dar loro consigli e spiegare cose che ho sentito oramai ripetere centinaia di volte: so esattamente come prendersi cura di un bebè appena nato e di come ci si sente dopo un taglio cesareo!!! Spesso passa a salutarmi suor Giuseppina, una suorina dell’ospedale, che durante le S. Messe prega per me e i miei gemellini e per quelli di altre mamme con gravidanze a rischio. Sento i miei piccoli muoversi e cerco di restare tranquilla anche se, in alcuni momenti, ho brutti pensieri: come potrei reagire alla perdita del mio piccolo? Cosa racconterei alla sorellina Camilla? Perché è successo proprio a me? Purtroppo conosco amiche che hanno provato questo dolore e ogni volta a questo pensiero il sangue si gela. Cerco di non pensarci ed essere positiva.

Conosco la dottoressa Bellan, Alessandro me ne ha parlato: è una persona che, da subito, mi trasmette simpatia, tranquillità, fiducia e speranza per il futuro del mio piccolo. Tanti amici e parenti mi telefonano e mi vengono a trovare e sono molto contenta di sentire la presenza di tante persone care con le quali, in questo periodo, rafforzo rapporti d’amicizia. Festeggio il mio compleanno con le amiche di sempre che mi sono costantemente vicine.

Il 20 aprile ho una forte emorragia e vengo portata d’urgenza nel quartiere della sala parto dove sono tenuta in osservazione per parecchie ore. Sono molto spaventata, per fortuna è domenica e Alessandro è lì con me. Ho paura di dover partorire in quelle ore, la dottoressa Tassis non c’è e temo che l’equipe della patologia neonatale, stabilita per il mio parto cesareo programmato, non sia al completo. La dottoressa Bellan è in servizio, ci viene a trovare e ciò mi tranquillizza molto. Mi viene somministrata una dose di Miolene per attenuare le contrazioni. I medici, dopo cinque ore d’osservazione,  decidono di farmi tornare in stanza in assoluto riposo e stabiliscono che, se non fossero sopraggiunte ulteriori complicazioni, i bimbi sarebbero nati gli ultimi giorni di  aprile.

Il 29 aprile, alla settimana 37+4, è il grande giorno. La notte prima non chiudo occhio, l’ultima notte con il mio grossissimo e bellissimo pancione e tanti infiniti pensieri: Federico ce l’avrebbe fatta? La mattina finalmente mi tolgono le flebo che per tanti giorni mi hanno tenuta “legata” al letto e posso fare una bella doccia. Vengo portata in sala parto accompagnata da Alessandro; non cancellerò mai dalla mia mente quelle ore. Doveva essere uno dei momenti più belli della mia vita, il grande sogno di sempre si stava finalmente realizzando, stavo per diventare mamma invece ho un ricordo poco felice di quelle ore che ho vissuto in modo del tutto diverso da quello che avevo sempre sognato. Fuori dalla sala parto c’è un gran movimento, io sono un po’ intontita e frastornata. Prima di entrare in sala parto un’anestesista mi prepara all’intervento in modo un po’ brusco. Per fortuna la dottoressa Tassis viene a salutarci prima dell’operazione, la sua presenza mi tranquillizza e sono molto contenta che sia lei a far nascere i miei piccoli e di averla vicino. Mentre vengo portata in sala parto Alessandro mi saluta da lontano con un sorriso forzato e mi viene un forte magone: mi spiace non averlo vicino in un momento così importante e penso che quando lo rivedrò saranno successe già tante cose che cambieranno la nostra vita.

Con taglio cesareo alle 9.08 nasce Camilla, sento solo la voce della dottoressa che annuncia la sua nascita, ma non sento e vedo la mia piccola. Da quel momento non capisco più niente, so che sta per nascere Federico ma tutt’intorno c’è un grande silenzio, con un filo di voce provo a chiedere all’anestesista che è dietro di me qualcosa sul mio bambino ma mi fa cenno di non parlare: mi viene da piangere. Mentre intervengono per far nascere Federico, non sento né il pianto del mio bambino né frasi dei dottori che mi possano far capire come sta andando. Cosa è successo al mio piccolo? Non  chiedo nulla per paura di ricevere brutte notizie e, una decina di minuti dopo, vedo Alessandro che da una finestrella della sala parto ha potuto salutarmi da lontano, io debole e mezza addormentata lo guardo senza nessun tipo di espressione, lui abbozza un sorriso e un saluto con il cenno della mano. Chissà cosa sa più di me!?! Lui, nella stanza adiacente la sala parto, ha subito visto Camilla mentre veniva pulita e vestita ed il piccolo Federico che era stato intubato dalla bravissima dottoressa Mangili. La dottoressa, mentre dà l’ossigeno a Federico, fa notare ad Alessandro , un po’ preoccupata, che l’addome del bambino è molto scavato a causa della risalita di gran parte degli organi in torace.

Uscita dalla sala parto vengo portata in una stanza in osservazione; avendo perso parecchio sangue rischio di dover fare una trasfusione. Nel frattempo Federico viene portato in terapia intensiva dove viene “curarizzato” e sottoposto a ventilazione meccanica ad alta frequenza oscillatoria (HFOV). Finalmente Alessandro, che ha seguito Federico e firmato i necessari consensi, mi raggiunge, mi accarezza e mi parla dei nostri gemellini. Nella stessa stanza altre due mamme, che hanno appena partorito, abbracciano i loro piccoli e li attaccano al seno. Sapevo che non avrei potuto fare la stessa cosa con Federico ma non ho vicino a me neppure Camilla che è stata portata al nido in fototerapia. (A distanza di mesi soffro ancora per non aver potuto tenere vicino a me, subito dopo la nascita, i miei piccoli o almeno Camilla.) In quei momenti sento dentro di me una sensazione di vuoto: mi pare di aver subito un qualsiasi intervento. Non mi rendo neppure conto di essere diventata mamma, sono talmente debole, avendo perso più di un litro di sangue, che mi gira la testa e inizio ad aver freddo. Poco dopo, la dottoressa Bellan viene a trovarmi e quando la vedo mi batte forte il cuore: cosa mi dirà? Federico, che alla nascita pesava 2483 g, ha reagito positivamente ma le prime ore sono molto importanti e delicate.

Rientro in camera nel primo pomeriggio dove mi aspettano i neo nonni e i neo zii. Alessandro nel frattempo entra in terapia intensiva da Federico e scatta una foto da farmi vedere: povero il mio piccolino con tutti quei tubicini!

Dopo nove ore dal parto una puericultrice mi porta in camera la mia piccola Camilla. quando entra e mi chiede se sono io la “mamma” di Camilla, faccio un po’ di fatica a riconoscermi con quel nome: che emozione e che impressione! “la mamma di Camilla”, una vita che desideravo essere chiamata così!!!

Il primo giorno sta per finire, Federico respira grazie alla ventilazione ad alta frequenza. Il pomeriggio successivo ci viene riferito che il giorno dopo il dottor Locatelli avrebbe operato il nostro piccolo. La notizia è positiva perché significa che Federico ha raggiunto rapidamente la stabilizzazione dei parametri respiratori ed emodinamici. Accompagnata da Alessandro raggiungo, in sedia a rotelle, la terapia intensiva per conoscere il mio bambino. Alcuni momenti nella vita non si dimenticano mai e mai dimenticherò quel piccolo corpicino nudo con gigantesche babbucce rosse adagiato su un tavolino d’alluminio completamente immobile, con la bocca spalancata, tanti lunghi tubicini che escono da qualsiasi parte del suo corpo, gli occhi chiusi e il suo piccolo torace che si muove forsennatamente grazie all’aiuto di tanti macchinari che suonano dietro di lui. E’ difficile riconoscere in lui il bambino che nella pancia era vitale e scalciava come un torello e fatico a pensare che sia mio figlio. In quel momento, consapevoli che l’operazione sarebbe potuta non riuscire, decidiamo di far battezzare Federico prima dell’intervento. Purtroppo non è possibile battezzare anche Camilla che è al nido. E’ un rito breve ma intensissimo contornato da lacrime di dolore. Nella sala 1 della terapia intensiva, alcune infermiere, accanto al frate ed a noi, pregano tra le incubatrici degli altri bimbi.

Il 1° maggio alle 9, a 2 giorni di vita, Federico è sottoposto all’intervento chirurgico direttamente sul lettino della terapia intensiva. Alessandro, i nonni e gli zii sono all’ingresso ad aspettare le notizie, io invece in stanza con la mia piccola Camilla in un silenzio irreale. Per ingannare il tempo osservo Camilla che, tra le mie braccia, dorme e, ogni tanto, fa qualche piccolo sorriso.  Mi dico che, se è vero che i gemelli hanno un forte legame anche se lontani, il sorriso sereno di Camilla significa che l’operazione del suo fratellino sta procedendo bene. Sappiamo che in quei momenti tantissime persone care ci pensano e pregano per Federico aspettando notizie.

Federico

Il dottor Strobelt, dopo un paio d’ore dall’inizio dell’intervento, passa ad avvisare Alessandro che l’intervento sta procedendo bene. Il nervosismo aumenta e, dopo circa tre ore e mezza, Alessandro vede uscire il dottor Locatelli, il suo aiuto e l’anestesista. Il dottor Locatelli spiega che la situazione era più grave di quanto si aspettasse: era quasi del tutto mancante l’emidiaframma sinistro (agenesia) che è stato ricostruito con un patch di Gore-tex. L’intervento comunque è tecnicamente riuscito, un altro grande ostacolo è stato superato, ora non resta che aspettare la reazione di Federico. Questo è forse insieme alle prime ore di vita il momento più difficile.

Simona e Matteo, la sera stessa, passano a trovarci: solo loro possono capire realmente  quello che stiamo vivendo. Il grande sorriso di Simona ci trasmette come sempre serenità e amicizia.

Ci metto alcuni giorni a rimettermi dall’intervento ma riesco a dividermi tra i bisogni di Camilla che è al nido e le visite a Federico. Fatichiamo a trattenere le lacrime, ci dicono che possiamo parlargli e accarezzarlo, lo facciamo, ma tante volte ci chiediamo se quel piccolo corpicino addormentato senta veramente la voce strozzata della sua mamma e del suo papà.

Sapevamo che Federico avrebbe incontrato altri ostacoli, infatti nel periodo post-operatorio compare un consistente versamento pleurico. In realtà lo stesso versamento, come spiegato dal dottor Locatelli, costituisce anche un bene in quanto il suo volume impedisce lo “sbandieramento eccessivo del mediastino” ma, se non fosse diminuito, sarebbe stato necessario intervenire per aspirare il liquido. Attraverso costanti radiografie, con il trascorrere delle settimane, si constata che il versamento è diminuito anche se non sparito completamente e non c’è stato quindi bisogno di intervenire con un drenaggio.

Il 2 maggio, al 3° giorno di vita, Federico passa dalla ventilazione ad alta frequenza a quella convenzionale. Ci sembra un ottimo segnale: anche la tempistica con la quale è avvenuto questo passaggio è in linea con le esperienze di bambini che hanno avuto un risultato positivo.

Il 3 maggio da Milano viene a trovare Federico la dottoressa Michela Picciotti, amica e pediatra dei gemelli che sin dalla prima diagnosi, con la sua disponibilità, ci aveva aiutato a comprendere la situazione e le possibili opzioni. Alla dottoressa Picciotti è  consentito accedere con Alessandro in terapia intensiva, vedere Federico, visionare le radiografie toraciche con la dottoressa Mangili e approfondire i temi del follow up dei bambini con ernia diaframmatica.

Il 5 maggio, dopo 61 giorni d’ospedale, vengo dimessa e posso finalmente tornare a Milano con Camilla, Alessandro e nonno Felice che con la sua costante e discreta presenza ci è stato vicino nei giorni più difficili. Sono  contenta di uscire dall’ospedale ma molto molto triste di lasciare Federico così lontano da noi.

Inizia un periodo di giornalieri trasferimenti per me e Alessandro tra casa e Bergamo; possiamo entrare in terapia intensiva con orari prefissati e solo mezzora durante la quale ricevevamo le novità su Federico e possiamo stargli vicino.

Nei primi giorni dall’intervento i parametri respiratori sono sempre buoni ma  insorge un ulteriore problema: Federico ha un addome sempre più gonfio causato probabilmente dal riposizionamento dell’intestino. La situazione sembra preoccupare i medici in quanto avrebbe potuto avere un blocco intestinale con conseguente necessità di operare nuovamente il bambino. Qualche giorno dopo per fortuna la situazione si è risolta: Federico è un grande!

Domenica 11 maggio, giorno della festa della mamma, avendo abbassato la sedazione, finalmente notiamo i primi movimenti delle dita di Federico ed è una vera emozione, non è ancora sveglio ma il nostro bambino dà segni di vita! Da quel momento possiamo accarezzarlo, sfiorandolo lentamente perché ci sembra così fragile che abbiamo paura di fargli male. Ogni volta gli parliamo della sua sorellina Camilla e gli cantiamo, emozionandoci, le ninne nanna che già aveva ascoltato nella pancia.

Federico inoltre comincia ad aprire gli occhi e a fissarci con i suoi grandi occhioni terrorizzati. Piange di un pianto muto: essendo intubato non è percepibile alcun suono.

Dal 12 maggio, a 13 giorni dalla nascita, Federico inizia a ricevere i primi millilitri di latte materno con il sondino naso-gastrico! Che emozione!!!

Ogni giorno la prima cosa che facciamo entrando nella stanza di Federico è  soffermarci a controllare i parametri delle macchine che assicurano la respirazione, i dati del monitor e osservare in silenzio i movimenti strani del suo torace vivendo sempre con molta preoccupazione ogni ora.

Il 19 maggio, a 20 giorni dalla nascita, finalmente, Federico viene estubato e posto in N-CPAP fino a venerdì 23. In quei giorni notiamo che Federico si muove sempre di più e inizia a guardarsi intorno.

Sabato 24 maggio, a 25 giorni dalla nascita, Federico viene, per la prima volta, vestito e tolto dall’incubatrice e messo in un lettino: è la sua ultima notte nella stanza 1 della terapia intensiva infatti il giorno successivo viene trasferito nella stanza 4 della terapia semi-intensiva e per la prima volta lo prendiamo in braccio e gli diamo il latte materno con il biberon. Che forte emozione abbiamo provato poterlo tenere finalmente stretto a noi! Federico è sempre molto spaventato ma siamo convinti che riconosca le nostre voci e le nostre carezze.

Dopo 2 giorni, martedì 27, con grande e inattesa rapidità, Federico passa nella stanza della degenza numero 7: adesso possiamo stare con lui tutto il tempo che vogliamo quindi tutti i pomeriggi Camilla rimane con la nonna Silvana a Milano e, o con Alessandro o  accompagnata dal nonno Beppe, raggiungo Bergamo. E’ meraviglioso stare con lui tutto il pomeriggio ma molto faticoso e stancante. Lo teniamo tra le nostre braccia per tutto il tempo in cui stiamo con lui, è tenero, piccolo e molto debole. Purtroppo Federico fatica a mangiare e capita che alcune volte, dopo aver impiegato un’ora per dargli 50 ml di latte, lo vomiti tutto con nostro grande sconforto. Gioiamo quando gli tolgono il sondino dalla bocca perché ciò significa che Federico è in grado di mangiare completamente da solo ma piangiamo quando, alcuni giorni dopo, gli viene rimesso. Vorremmo portarlo al più presto a casa con noi ma, finché non “impara” a mangiare sufficientemente bene da solo, non è possibile. Ci vuole tanta ma tanta pazienza e ogni volta che esco per tornare a Milano, piango perché soffro al pensiero di lasciarlo e mi fa tanta tenerezza saperlo lì nel suo lettino tutto solo! 

Sabato 14 giugno, come sempre, lasciamo Camilla ai nonni per andare a Bergamo da Federico e aiutarlo a mangiare. Con grande sorpresa, dopo 46 giorni, Federico viene  dimesso e per la prima volta vede la luce del mondo esterno. Sono ancora incredula quando percorriamo per l’ultima volta l’autostrada Bergamo-Milano con vicino a me il mio piccolo Federico, lui mi guarda con aria stupita, chissà a cosa sta pensando?!?! Sotto casa scattiamo una foto davanti al fiocco che è rimasto appeso al portone un mese e mezzo aspettando il ritorno di Federico. A casa la sua sorellina Camilla l’aspetta insieme ai nonni e gli zii molto emozionati. Quando finalmente li mettiamo vicini, piangiamo  di felicità perché erano mesi che aspettavamo che arrivasse questo momento e perché finalmente siamo tutti e quattro insieme, la nostra bella nuova famiglia.

Domenica 15 giugno, con grande gioia ed emozione, siamo usciti per la prima volta con i nostri due gemellini, li abbiamo portati all’uscita della S. Messa per presentarli a tutte le persone care e amiche della nostra comunità e del nostro quartiere al quale siamo molto legati.  Eravamo emozionati e felici!!!

Ringraziamo con moltissimo affetto e infinita riconoscenza e gratitudine la dottoressa Tassis, la dottoressa Auriemma, la dottoressa Bellan, la dottoressa Mangili, il dottor Locatelli, il dottor Strobelt oltre al personale infermieristico e ostetrico dei reparti Ginecologia e Ostetricia e Patologia Neonatale che in tutti questi mesi ci hanno seguito con grande professionalità e affetto.

Non ci stancheremo mai di ringraziare Simona e Matteo che ci hanno supportato continuamente con i loro consigli, aiutandoci a custodire la vita di Federico; è stato nostro grande desiderio che Simona fosse la madrina di battesimo di Federico.

Grazie ai nostri genitori, sorelle e fratelli, agli amici di sempre, ai parenti e tutte le persone care che abbiamo sentito vicino con la loro presenza, con una frase di conforto, un sorriso e tantissime preghiere.

Siamo sicuri che dal cielo nonna Gabriella ha vegliato sul suo nipotino Federico…

14.06.2008 – Camilla & Federico finalmente insieme

Federico esegue i controlli di follow-up a Bergamo con il dottor Giozani e la dottoressa Migliazza. Frequenta un corso di acquaticità per recuperare al meglio la funzionalità polmonare e per lo sviluppo armonico della gabbia toracica e della colonna vertebrale, assume alcuni farmaci per risolvere i problemi di reflusso gastro-esofageo e di alimentazione.

Nonostante quello che ha passato Federico è  un bambino sereno e simpaticissimo al quale raccontiamo e racconteremo sempre quanti ostacoli ha dovuto superare per diventare il nostro piccolo grande campione!  

Federico ad agosto 2008

Daniela e Alessandro Franza

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